l'isola delle palme
- Francesca Piana
- 13 nov 2020
- Tempo di lettura: 3 min
«Tre eremiti avevano scelto di vivere su un'isola deserta. L'isola era senza vegetazione e continuamente spazzata dal vento, ma ai tre questo importava poco, tutti assorbiti com'erano nei loro pensieri.
E tuttavia, a lungo andare, il colore intenso del cielo e del mare risultò troppo intenso, tale da farli quasi andare fuori di senno. Decisero allora di piantare qualche albero. Ma non appena un arboscello attecchiva, la violenza del vento o lo spezzava, o lo sradicava.
Due degli eremiti si scoraggiarono. Non solo, ma la violenza del sole, del cielo e del mare inasprirono il loro carattere. Divennero rigidi, scontrosi, accanendosi in discipline ascetiche durissime. Il terzo, invece, inseguendo l'ombra di roccia in roccia e di scoglio in scogli, continuò la sua vita sereno. Sinché un giorno trovò sulla spiaggia, uno strano grappolo di grossi semi color arancione, che si affrettò a piantare or qui or là difendendo poi le piantine con moltissima cura. Quando i due compagni videro gli arboscelli lo presero in giro. "Se non hanno resistito né le solide querce, né i robusti pini, né i vigorosi eucalipti, come potranno sopravvivere piante dai rami così flosci, che quasi spazzolano l'aria?".
Ma l'altro eremita era nel giusto. Perché le piante crebbero proprio grazie alla loro flessibilità. Quando il vento le investiva con violenza, s'abbandonavano docilmente al suo soffio; quando s'acquetava, ne approfittavano per crescere veloci. Erano palme, le palme fragili all'apparenza, elastiche ad ogni intemperie, dondolanti, ma ferme sul loro largo piede.
I due campioni di ascesi, quando videro il loro compagno sdraiato mollemente all'ombra delle palme dapprima lo invidiarono, poi gli chiesero ospitalità e infine si sdraiarono anch'essi all'ombra degli alberi a ristorare e ammorbidire le loro anime e i loro cuori. E la loro lode salì al cielo molto più gradita di prima.
Dopo moltissimi anni i tre morirono, uno dopo l'altro.
Ora l'isola è tutta rigogliosa di palme e se tu, lettore, qualche volta ti senti un po' rigido dentro, va' a farvi una visita con la fantasia. Le palme ti insegneranno la dolcezza che forse ti manca».
ӿ

Ho letto ieri questo brano e ho trovato diversi spunti di riflessione che mi sono sembrati interessanti.
Un primo pensiero è andato alla nota "Preghiera della serenità" del teologo Reinhold Niebuhr, della quale generalmente è conosciuta soltanto la prima strofa e che ho pensato di riportare per intero:
«Dio, concedimi la serenità di accettare le cose che non posso cambiare,
il coraggio di cambiare le cose che posso,
e la saggezza per conoscerne la differenza.
Vivendo un giorno per volta;
assaporando un momento per volta;
accettando la difficoltà come sentiero per la pace.
Prendendo, come Lui ha fatto, questo mondo peccaminoso così com'è, non come io vorrei che fosse. Confidando che Egli metterà a posto tutte le cose, se io mi arrendo al Suo volere.
Che io possa essere ragionevolmente felice in questa vita,
e infinitamente felice con Lui per sempre nella prossima.»
Un primo spunto nasce dall'atteggiamento del terzo monaco, che è riuscito a trovar pace nonostante l'asprezza del luogo, la durezza di una vita trascorsa in solitudine, paziente nell'attesa di un cambiamento e saldo nella Fede che sarebbe avvenuto. L'ho trovato interessante proprio perché così lontano dalla nostra vita quotidiana, dove la frenesia inquieta che genera l'apprensione per l'incertezza che permea la maggior parte delle nostre esistenze non ci permette di vivere apprezzando appieno il nostro presente, proiettato verso un futuro sempre più incerto e sfumato, ma vanaglorioso e saccente, pieno di aspettative irraggiungibili, superflue e spesso eccessive che la società ci impone.
Una seconda considerazione che ho ritenuto importante è il tema della "flessibilità", la capacità di adattamento delle palme che con coraggio si lasciano attraversare dal vento impetuoso che talvolta le travolge attendendo con indulgenza la quiete che sarebbe arrivata per poter crescere e fortificarsi in un ciclo che ha permesso il loro sviluppo.
Un ultima osservazione vorrei riservarla all'umiltà dei primi due eremiti e alla generosità del terzo. Ogni animo inaridito dalle sofferenze della vita può cambiare e trovare la pace e mi piace credere nella bontà e nell'altruismo e nell'accoglienza del prossimo. La loro fragilità è soltanto apparente, è una dote da non sottovalutare proprio perché determina la loro forza e la loro fermezza.
Questo 2020 ci ha messo tutti a dura prova, fisicamente, moralmente ed economicamente. Nei momenti di sconforto, in cui pare che tutto vada in frantumi e la fede vacilla, Vi aspetto con il pensiero all'ombra delle floride palme per rinfrancare lo spirito e ritrovare la forza della Fede.
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