Parte 2 - I risvolti del Covid-19 sulla salute mentale
- Francesca Piana
- 28 dic 2020
- Tempo di lettura: 5 min
Aggiornamento: 30 dic 2020
Gli studi sull'impatto di un evento di così grande portata sono appena all'inizio e la raccolta e l'elaborazione dei dati richiede tempo. Dati psicosociali che mutano e si adattano alle diverse situazioni che ci troviamo a vivere tutti per la prima volta. L'Istituto Superiore di Sanità ritiene verosimile che dopo anni di tagli ai finanziamenti nei servizi e programmi diretti ad interventi psicosociali, aumenti notevolmente con il passare dei mesi a livello nazionale.
Quest'anno che sta volgendo al termine ha richiesto, ogni giorno, notevoli sfide e ha messo a dura prova tutti. Dai bambini che hanno dovuto rinunciare alla scuola, anche in età critiche per l'apprendimento scolastico e sociale, gli operatori sanitari, le famiglie che hanno dovuto stravolgere le proprie dinamiche, le famiglie dei pazienti affetti da Covid-19 ai quali, per giusti motivi cautelativi di prevenzione, è stato negato anche l'ultimo saluto, le persone già precedentemente affette a disturbi mentali che si sono trovate isolate, con terapie interrotte o dai metodi stravolti, metodi ai quali molto spesso ci si aggrappa per tenere saldo un pianeta e una società che ruotano troppo veloci. Ultimi, ma assolutamente non ultimi, i lavoratori. Il blocco dell'economia, l'impossibilità di lavorare, sentirsi utili, impegnati in qualcosa di essenziale per se stessi e/o per i propri cari, poter garantire la sussistenza della famiglia; lavoratori che si sono trovati disoccupati, attività che fino all'ultimo hanno provato a resistere fino arrendersi all'inevitabile chiusura. L'ISS dichiara: «L’impatto economico sostanziale della pandemia può infatti ostacolare oltre che i progressi verso la crescita economica anche quelli verso l’inclusione sociale e il benessere mentale. Numerosi studi mostrano che la perdita di produttività lavorativa è tra i principali determinanti della cattiva salute mentale».
Alcuni degli studi
1. Il Registro Nazionale Gemelli (RNG) all'interno del centro a giugno ha avviato un'indagine volta alla stima dell'impatto sulla vita quotidiana della pandemia sull'equilibrio psico-emotivo e l'eventuale ricorso a specialisti della saltule mentale. Il campione utilizzato era costituito da 2700 gemelli adulti (età media 45 e per il 65% di genere femminile) e 848 famiglie con gemelli minorenni (età media 9 anni).
I risultati:
- Quasi la totalità degli adulti si è tenuta informata sull'andamento tramite diversi canali: TV, radio e siti istituzionali;
- L'85% dichiara di non aver avuto sintomi ricollegabili a infezioni a SARS-Cov-2;
- Notevole l'impatto della pandemia sulla percezione della stabilità mentale, in termini di stress avvertito e presenza di sintomi ansiosi depressivi, che sono in effetti stati riscontrati nell'11% e nel 14%;
Importante sottolineare come invece i livelli di ansia sono risultati oltre il range di normalità nella metà dei soggetti in esame;
- I gemelli tra gli 11 e i 17 anni hanno notato un peggioramento della qualità del sonno. Il 75%, inoltre afferma di aver mantenuto i rapporti tramite messaggi e videochiamate;
- Solo il 4% ha espresso forte preoccupazione per la propria salute psicofisica;
- Il 13% si è sentito spesso triste;
- Sono stati osservati sintomi depressivi o da stress rispettivamente nell'11% e nel 14% del campione
2. Un secondo studio, coordinato dal Dipartimento di Salute Mentale dell'Università della Campania "Luigi Vanvitelli" si è posto l'intento di valutare le aree del funzionamento psicosociale, compresi i sintomi dello spettro ansioso-depressivo, ossessivo-compulsivo e il DPTS (Disturbo Post Traumatico da Stress). Il campione coinvolto conta 20.720 soggetti che hanno evidenziato che durante il lockdown sono aumentati livelli di ansia e depressione e sintomi legati allo stress, risultato significativo nell'ottica di un peggioramento dei sintomi ansioso-depressivi.
Anche la Fondazione Veronesi mostra preoccupazione relativamente alle conseguenze psicologiche della pandemia. L'articolo sul sito nella sezione "neuroscienze" titola cosi: «Almeno 300.000 italiani sarebbero alle prese con le conseguenze psicologiche della pandemia. Il vuoto di lavoro dopo l’estate fa temere un aumento dei suicidi».
Il Messaggero informa che soltanto due giorni fa a Mirano un ragazzo di 28 anni si è tolto la vita per aver perso il lavoro a causa del virus (26 dicembre 2020), il 16 dicembre La Stampa titolava così: "Barista suicida sotto il treno: aveva perso il lavoro a causa del Covid".
La Fondazione Veronesi non da previsioni rassicuranti, ma di seria preoccupazione. Il lockdown è stato pressoché improvviso, ci siamo trovati in una situazione di una gravità e di uno spazio imprevedibile. Stima che almeno 300.000 persone stiano subendo o subiranno disturbi psichici: mesi di isolamento, timore del contagio per sé e per i propri cari, infodemia, oltre chi ha subito lutti. A tutto questo si aggiunge un'ulteriore concausa di avvilimento: la ripresa non sarà immediata, i debiti, i licenziamenti e l'impossibilità di trovare lavoro e il rendersi conto che le proprie attività non potranno ripartire. Senza lavoro e con i risparmi sacrificati per rimanere a galla mesi e mesi è impossibile avere una qualunque prospettiva economica. Enrico Zanada, direttore del dipartimento integrato di salute mentale dell'Asl di Torino 3 e presidente della Società italiana di Psichiatria (Sip). "teme un aumento di suicidi." Un allarme da non sottovalutare. A fine di questo anno ormai avremmo dovuto imparare a gestire allarmi così gravi e le strutture di salute pubblica attrezzarsi per tempo.
La Società Italiana di Psichiatria nel corso della conferenza «Lockdown vs salute mentale: la tutela del paziente nell’era Covid-19» ha riportato numerose iniziative che sono state intraprese nei mesi di chiusura per poter star vicino come era possibile nei limiti della sicurezza i propri pazienti. Per quanto riguarda i dati, da marzo a maggio, solo il 14% degli ambulatori ha chiuso, il 25% ha ridotto l'orario mentre il 75% dei colloqui e delle visite sono state erogate in via telematica.
Appena è possibile ci si augura che la telemedicina possa essere affiancata alle cure in presenza. La Fondazione Veronesi riporta un altro dato interessante: «Durante il lockdown c’è stato un aumento di richieste di trattamento dei disturbi d'ansia legati alla paura del contagio, al timore di uscire o di rimanere isolati. Adesso, invece, ci troviamo di fronte a un aumento di crisi depressive d’ansia legate alla crisi economica».
Le ricerche continuano e aumentano, non solo in Italia, ma anche in diversi Paesi, dalla Spagna all'inghilterra.
3. La società di ricerca "Oper Evidence" ha comparato le reazioni registrate in Italia, Spagna e Regno Unito: il 41% è attualmente a rischio riguardo la salute mentale, diversi sono i fattori, ma preme quello della vulnerabilità economica (che fa salire la percentuale in ogni Stato).
4. L’Università dell’Aquila in collaborazione con l’Università di Roma Tor Vergata e pubblicato per adesso soltanto sulla piattaforma MedRxiv uno studio condotto su 18.000 persone dove emerge come il 37% presenti sintomi da stress post-traumatico. Inferiori i tassi di ansia severa (20%) e insonnia (7%o). Pare quindi che 1 italiano su 2 rischia problematiche legate alla salute mentale.
5. Un’équipe dell’ospedale pediatrico Gaslini di Genova ha indagato lo stato di salute di stato di salute di bambini e adolescenti rilevando che il 65% dei piccoli con meno di 6 anni e il 71% dei più grandi hanno avuto problematiche comportamentali di varia natura e sintomi di regressione infantile.

Sitografia
https://www.epicentro.iss.it/coronavirus/sars-cov-2-salute-mentale
https://www.lastampa.it/topnews/primo-piano/2020/12/16/news/perde-il-lavoro-per-il-covid-barista-di-padova-suicida-sotto-al-treno-a-52-anni-1.39666816
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