Introduzione - "Dal bullismo al cyberbullismo"
- Francesca Piana
- 9 nov 2020
- Tempo di lettura: 3 min
Aggiornamento: 17 nov 2020
La cronaca e i dati statistici italiani più recenti parlano chiaro e, concordi, restituiscono un panorama complesso e grave per quanto concerne episodi di violenza e prevaricazione delineando un quadro sociale, scolastico ed educativo particolarmente critico.
Il rapporto 2016 del Censis indica che il 52,7% degli alunni di età compresa tra gli 11 e i 17 anni ha subito comportamenti offensivi da parte dei coetanei, mostrando una percentuale ancora più alta tra le ragazze che arriva al 55,6% e tra i più giovani, dagli 11 ai 13 anni, al 53,3%1. I dati rilevati dal Telefono Azzurro, da sempre impegnato per la tutela dell’infanzia, per quanto riguarda episodi di cyberbullismo hanno dimostrato un progressivo abbassamento dell’età delle vittime, il 22% sono bambini di 5 anni e le richieste di aiuto per episodi di cyberbullismo hanno inizio durante le scuole secondarie di primo grado e proseguono in adolescenza, una richiesta su due coinvolge preadolescenti.
Il contesto scolastico rappresenta uno degli ambiti di primaria importanza per la formazione e trasmissione di saperi e, al tempo stesso, costituisce per il bambino e il ragazzo uno spazio dove poter sperimentare e acquisire modalità di interazione relazionale e sociale, apprendere regole di condotta è di fondamentale importanza per lo sviluppo della persona. Sono molteplici ed eterogenee le conseguenze derivanti da questo fenomeno, difficoltà emotive e comportamentali che possono protrarsi fino all’età adulta generando outcomes negativi a lungo termine. Si evidenziano in primis per chi è vittima risonanze che partono da bassi livelli di autostima e sentimenti di disvalore e giungono a disturbi d’ansia e disturbi dell’umore, dall’abbandono o dalla dispersione scolastica ad atti autolesivi, da ideazioni suicidarie fino ad arrivare a veri e propri tentativi di suicidio.
Per quanto riguarda i bulli il rischio concerne il disturbo antisociale di condotta, l’uso e l’abuso di sostanze fino allo sviluppo di comportamenti criminali.
È interessante notare come anche chi interpreta il ruolo di spettatore non sia necessariamente immune a ripercussioni relative a quanto vissuto, dal senso di colpa nell’immediato allo sviluppo di scarsi livelli di empatia o di incapacità di riporre fiducia nel prossimo nel lungo termine.
La strategia migliore per contrastare il bullismo, i comportamenti aggressivi e antisociali è la prevenzione, ipotizzabile soltanto attraverso la consapevolezza e l’informazione, grazie alle quali diventa possibile la promozione di un clima culturale, sociale ed emotivo in grado di annientare sul nascere i comportamenti di prevaricazione e prepotenza.
Nei prossimi post vorrei approfondire la definizione multidimensionale del fenomeno bullismo, cercando di restituirne la complessità e sfatare al contempo alcuni miti. Partendo dal contesto europeo per arrivare a quello italiano.
Credo che inizialmente sia necessario un approfondimento teorico-concettuale circa gli sviluppi dell’aggressività in età evolutiva, delineando le caratteristiche e gli indicatori salienti dei ruoli coinvolti, al fine di comprendere meglio successivamente come si evolvano e si configurino le diverse forme in cui si manifesta e nelle più recenti configurazioni sorte con l’avvento della realtà virtuale, ormai permeante la vita di tutti e lo sviluppo in particolare dei giovanissimi.
Per terminare con una panoramica dei modelli sia di intervento, sia di prevenzione sia di contrasto facendo riferimento ad un approccio globale di tipo sistemico ed ecologico, che permette di integrare al suo interno diversi livelli, dalla scuola come organismo, procedendo attraverso il gruppo classe, fino giungere ai singoli individui coinvolti direttamente nel fenomeno. Sottolineando l’importanza di azioni proattive, tese alla prevenzione del fenomeno bullismo, per mezzo della promozione dell’empowerment del gruppo studenti, la mediazione positiva dei conflitti tra pari e favorendo le abilità emotive, morali e relazionali, ragionando in un’ottica di politica integrata antibullismo nella scuola.
Cosa possiamo fare quindi? Non giriamoci dall'altra parte davanti alle ingiustizie.
Sitografia
Rapporto CENSIS 2016 – Bullismo e cyberbullismo – Questi sono i risultati della prima fase della ricerca «Verso un uso consapevole dei media digitali» realizzata dal Censis in collaborazione con la Polizia Postale e delle Comunicazioni. https://www.censis.it/formazione/il-capitolo-%C2%ABprocessi-formativi%C2%BB-del-50%C2%B0-rapporto-censis-sulla-situazione-sociale-del

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